Le opere di Meret Oppenheim in mostra a Lugano


di MICHELA SALA – Il Masi Lugano (Museo d’Arte della Svizzera Italiana) è il nuovo museo della luminosa città posta sulle rive del lago omonimo e circondata dalle montagne; è nato recentemente per rispondere alla necessità di espansione dei due istituti esistenti in città che dal 2012 lavorano sotto un’unica direzione.

Il nuovo edificio si sviluppa su tre piani: l’inferiore ospita la collezione permanente, mentre i restanti due sono dedicati a mostre temporanee con obiettivo primario di indagare quel percorso creativo che approfondisce la conoscenza dei più importanti artisti della confederazione elvetica del XX e XXI secolo.

A cura di Guido Comis, in collaborazione con Maria Giuseppina Di Monte, dopo Paul Signac e Antonio Calderara, è ora messo in scena l’omaggio a Meret Oppenheim (Berlino 1913 – Basilea, 1985), un’artista svizzera di origini tedesche scarsamente nota a buona parte dei visitatori nel ruolo di anticipatrice. La sua opera è multiforme e difficilmente classificabile, spazia tra il mondo dadaista e quello surrealista del quale è stata anche modella e musa ispiratrice. In un ambiente per la maggior parte maschile, Meret Oppenheim ha conquistato l’autonomia dello spazio artistico grazie all’estro creativo, sorretto da una volontà incrollabile; oggi considerata una delle figure più importanti del secolo.

Questa esposizione pone l’accento sui rapporti personali e creativi che ha avuto con i più anziani e spesso già celebri colleghi: Man Ray, Marcel Duchamp, Max Ernst, Alberto Giacometti, Jean Arp e altri. La mostra si sviluppa in partenza con gli accostamenti alle opere dei personaggi a lei contemporanei e verso la fine con i più giovani, ma sempre alla ricerca di sensazioni nuove anche quando sarà lei, attraverso personalità e fascino, ad influenzarli.

Dando un primo sguardo generale si ha l’impressione di essere sul binario sbagliato: il segnale è generato dai molteplici soggetti tanto differenti tra loro e le tecniche accostate, ma è il “giusto sentire” quando si è alla presenza di opere surrealiste e si deve rifletterci sopra per un po’.

Ecco Le déjeuner de Meret del 1936 durante il suo soggiorno parigino, con il richiamo al cibo, pieno di allusioni erotiche, ad attrarre l’attenzione con i suoi tazza, piatto e cucchiaio interamente ricoperti di vera pelliccia di gazzella cinese. L’artista dalle molteplici esperienze visive svilupperà questo tema numerose altre volte negli anni successivi per esempio ne il Gas Fruhlingsfest (Banchetto di primavera) del 1959, servito direttamente sul corpo di una modella e tanto apprezzata da André Breton, o l’Eichhormchen, il boccale di birra dove il manico è sostituito da una splendida coda di scoiattolo.

Sono modelli della sua arte che richiamano il lato nascosto delle cose, che fanno scoppiare i conflitti o spiegare gli automatismi dell’inconscio. Nel mondo di Meret Oppenheim gli oggetti che riguardano il corpo umano non sono mai inerti, ma assorbono la forza vitale ed anche la capacità di sedurre. Capacità espresse anche in Das Paar (La coppia): due polacchini avvicinati alle estremità in un bacio o nei famosi Handschuhe (Paar) un paio di guanti di pelle grigio chiaro su cui sono riportate le vene della mano e la circolazione sanguigna. Nascono anche le scarpe capovolte e legate insieme, all’altezza del tacco, su un vassoio alla maniera di un pollo arrosto o il tavolino sostenuto dalle esili zampe di un uccello. Lei cerca di superare o rovesciare la realtà materiale, di esprimersi con il mondo inafferrabile dei sogni.

Percorrendo la mostra è poi la volta in cui l’artista si trasfigura prendendo le sembianze di personaggi da fiaba o mitologici come la donna serpente, la donna uccello o di pietra. Continuando il percorso nella zona dei ritratti e degli autoritratti fa conoscere volto e identità suoi e degli amici surrealisti attraverso travestimenti o interventi grafici usando anche le maschere e rivelando aspetti reconditi delle personalità nascoste. Le opere, ottenute sempre con la massima libertà di stile sono nel loro genere uniche e svincolate dal gusto locale. Verso la fine dell’esposizione sono sistemate anche le opere di Daniel Spoerri, Birgit Jürgenssen, Robert Gober e Mona Hatoum che, suggestionati dalle sue immaginazioni, si ispirano oppure rimandano direttamente a lei.

Michela Sala

Notizie utili

Meret Oppenheim
Opere in dialogo da Max Ernst a Mona Hatoum

Lugano – LAC Lugano Arte e Cultura – Piazza Bernardino Luini 6.
Fino al 28 maggio 2017
Orario: mar-dom.: 10:00- 18:00; giov 10:00-20:000; lun chiuso.
Catalogo: Skira Editore.
Ingresso: Intero: chf  15; ridotto: chf  10.
Informazioni: +41 (0)58 866 4230;  www.masilugano.ch.

Foto di apertura: Meret Oppenheim, Röntgenaufnahme des Schädels M.O., 1964 (particolare).
Foto interna: Meret Oppenheim, Man Ray Erotique Voilée, 1933.

(www.excursus.org, anno IX, n. 81, marzo 2017)