Intervista (incerta) a Francesca Delli Carri

Francesca Delli Carri è autrice della silloge di racconti L’incertezza dei pomodorini della bruschetta: la pubblicazione del libro è oggetto di una campagna di crowdfunding sul sito Bookabook che si concluderà a breve. L’abbiamo intervistata.

1) Chi è Francesca?

Questa cosa me la sono chiesta per anni anche io. Poi ho capito – forse tardi – che faccio parte di quella categoria di persone che hanno un nome che di questi tempi va molto di moda: i multipotenziali. Per lungo tempo mi sono domandata perché diamine non avessi un unico fuoco che ardeva dentro di me, un’unica forte passione che guidasse ogni mia decisione nella vita. Poi ho lasciato perdere e ho deciso di perseguire qualsiasi cosa mi piacesse. Al momento scrivo per lavoro, scrivo per piacere. Faccio kickboxing. Vorrei scrivere un romanzo. Sto per diventare educatrice cinofila. Vorrei fare la freelance. Vorrei aprire una fattoria didattica. Vorrei fare carriera nella pubblicità. Che ne so. E va bene così.

2) Da dove nasce questo libro?

Nasce da una matassa di disagi esistenziali, riflessioni metafisiche e vicende grottesche che mi sono accadute, direttamente e non, nella vita. Nasce anche da un malessere che vedo nella società e in cui ho provato a mettere ordine. Ho l’impressione che una storia funzioni quando l’intuizione dell’autore incontra una specie di intuizione collettiva, un sentito diffuso, e secondo me in questo sono riuscita. È l’unica cosa auto elogiativa che dirò in questo articolo.

3) Qual è il filo conduttore degli otto racconti?

Tutti i racconti si svolgono in un futuro prossimo, fra il 2030 e il 2070 circa. Sono tempi in cui è difficile stare al mondo, nel senso più esistenziale del termine. La meccanica è semplice: ho preso delle tematiche attuali e me le sono immaginate in una versione esasperata nel futuro. Questa raccolta è insomma il mio tentativo di capire, tra qualche anno, che significato avranno parole come identità, amore, normalità, felicità, idee. Qualcuno mi ha detto c’è qualcosa di distopico, ma non saprei.

4) Come mai il titolo L’incertezza dei pomodorini sulla bruschetta e cosa rappresenta?

Mentre stavo facendo un’ennesima revisione al testo, lo feci leggere a un mio caro amico. Quell’amico mi disse che erano racconti molto belli, ma non propriamente una ventata di allegria. Allora, siccome secondo me il cinismo può essere anche molto divertente, ho scelto un titolo che sdrammatizzasse il tutto. Non voglio che la gente legga la sinossi e pensi sia un libro per depressi. Si ride anche molto, ve l’assicuro. Magari a denti stretti, ma si ride.

5) Il motivo fondamentale per cui tutti dovrebbero leggere L’incertezza dei pomodorini sulla bruschetta.

Perché tutti si sono ritrovati a uno di quei buffet in cui non capisci bene come gestire gli arti per mangiare, bere, pulirsi e parlare insieme. Ecco. Il titolo è una metafora di un tipo di approccio alla vita.

6) Perché affidarsi al crowdfunding? Soddisfatta della scelta?

Ci sono due motivi principali. Il primo: un bel po’ della tipica ansia da esordiente. Quel bisogno di trovare in tempi brevi qualcuno che ti legga, ti dia un feedback, non ti faccia sentire una scribacchina. Il secondo: la voglia di mettersi in gioco. Una campagna di crowdfunding prosciuga tempo ed energie in un modo che non avrei mai immaginato prima di trovarmici dentro. Ogni singola copia venduta è un traguardo incredibile, e prima di partire bisogna avere ben chiaro che si passeranno le giornate a fare refresh della pagina del libro, a scervellarsi su cosa pubblicare sui social, a capire come raccontare ancora meglio quello che si è scritto.

Devo dire la verità, dipende molto anche da come si affronta il crowdfunding. Il mio approccio non è mai stato “vediamo come va”, era più una cosa tipo “non voglio nemmeno considerare l’idea che non funzioni”. In questo senso, avere un obiettivo ben definito all’orizzonte mi ha costretta a impegnarmi in tutto e per tutto nell’autopromozione. L’avrei fatto se avessi avuto una casa editrice tradizionale alle spalle? Probabilmente no.

Sarò sincera, non sono soddisfatta al 100%, per motivi che sarebbe lungo spiegare qui. Però credo anche serva essere molto concreti: la mia è una raccolta di racconti di non fiction e io sono una sconosciuta. In questa frase sono già racchiusi un sacco di problemi: in Italia non si leggono racconti, tanto meno se non sono di genere, e gli esordienti vengono presi in considerazione solo se hanno nel cassetto qualcosa di davvero commerciabile. Quindi considerato tutto ciò, tornassi indietro, probabilmente prenderei la stessa decisione. Magari farei scorta di Xanax però.

7) Se il libro verrà pubblicato… (completa la frase)

…non voglio più sentirlo nominare per un po’. Scherzo. Credo che farò una cosa molto prevedibile: inizierò a scrivere un romanzo, o almeno a provare a scriverlo. Questi racconti sono stati una grande palestra per me: le persone hanno iniziato a leggermi, mi scrivono per raccontarmi le loro impressioni, i blogger cominciano a fare capolino scrivendo recensioni. Tutto questo è molto strano – sembrerò pazza ma ho abbastanza ansia all’idea che degli sconosciuti stiano leggendo i miei racconti – però ha fatto sì che mi sentissi molto più sicura di me come scrittrice. Insomma, una volta pubblicata L’incertezza dei pomodorini sulla bruschetta certamente mi impegnerò per farlo conoscere a più persone possibile, ma con la testa sarò già al progetto successivo…

Per sostenere la campagna di crowdfunding:
https://bookabook.it/libri/lincertezza-dei-pomodorini-sulla-bruschetta/

Intervista a Francesca Delli Carri a cura di Luigi Grisolia

(www.excursus.org, anno XIII, n. 95, febbraio-aprile 2021)