Intervista all’ingegnere del suono Alessandro Zucchelli


A Bologna, nello studio di registrazione “Floriàn Cinetivù”, incontriamo l’ingegnere del suono Alessandro Zucchelli, che gentilmente ci concede un’intervista.

Buongiorno Alessandro.
Sappiamo che lei, di origini umbre, ha frequentato l’Università di Bologna. In cosa si è laureato?

Buongiorno. Anche se la mia passione è sempre stata la matematica, mi sono iscritto all’università ad Ingegneria Elettronica. Con la matematica avrei avuto possibilità praticamente solo nell’insegnamento, che non mi è mai piaciuto (non amo essere messo di fronte ad un pubblico). Capii che l’elettronica alla fine mi dava le stesse emozioni; in fondo, è matematica applicata.
Mi piace tuttora studiare ciò che mi appassiona ma per me stesso, quindi con naturalezza e senza alcun rimpianto tralasciai gli ultimi due esami, per inseguire ciò che veramente mi interessava di più.
Essendo un appassionato ascoltatore di musica mi venne l’idea di fondare, insieme ad altri due colleghi di università, una ditta per la costruzione di impianti di amplificazione, l’Elettronica Zucchelli.
Ed abbiamo cominciato a progettare e costruire gli impianti hi-fi, proprio per l’ascolto di registrazioni sonore (lp, cd, radio eccetera).
Qualche anno dopo ci venne l’idea di aprire uno studio di doppiaggio.

Da parecchi anni ormai risiede a Bologna. Cosa le piace di questa città?

L’apertura mentale e la notevole possibilità di eventi culturali disponibili.
Quando arrivai a Bologna, nel ’68, non c’era giorno in cui non si potesse assistere ad un evento: teatrale, musicale, artistico in generale.
Posso raccontare un fatto specifico che spiega bene come era la Bologna di quei tempi. Assieme ad altri tre ragazzi condividevo un appartamento vicinissimo a Piazza Maggiore, la piazza centrale, già allora chiusa al traffico. Una sera uscii con questi amici e alcune studentesse di Ascoli Piceno; notammo un musicista che suonava al pianoforte: l’artista in questione era Keith Jarrett…
Situazioni del genere erano facili che si verificassero a Bologna, così decisi di risiedere per sempre in questa che considero la mia amatissima città.

A Bologna diventa titolare della ditta di produzione e registrazione “Floriàn Cinetivù”. Di che cosa si occupa?

Io ed altri collaboratori ci occupiamo di tutto quello che riguarda l’audio per qualsiasi prodotto inerente al cinema, televisione, musica, teatro, multimediale, eccetera.
Elencare tutte le possibili lavorazioni che si possono effettuare in tutti i campi citati diventerebbe un discorso molto lungo. Possono subentrare inoltre problemi tecnici che noi risolviamo.
La ditta nasce nel 1985. Inizialmente abbiamo cominciato a lavorare in analogico, passando dopo alcuni anni al digitale, scegliendo come piattaforma un programma chiamato Nuendo, della Steinberg (una ditta tedesca, ora acquistata dalla Yamaha), un programma di post-produzione audio. Dal momento che sono praticamente più di 20 anni che lavoro con quel programma, dopo aver effettuato vari colloqui, ho ricevuto dalla Steinberg l’autorizzazione di poter tenere dei corsi per insegnare l’uso e la funzionalità di questo programma.

Come è approdato al mondo del doppiaggio?

In un modo molto semplice: ad un certo punto della mia vita ho conosciuto due attori, uno dei quali aveva fatto a Roma anche del doppiaggio.
Dopo anni di conoscenza, e dopo aver fatto, ma solo a livello di intrattenimento molti discorsi sul doppiaggio, nel 1984 è venuta l’idea ad uno dei due di mettere su uno studio di doppiaggio. Ne abbiamo parlato a lungo, e alla fine del 1985 è nato il Floriàn Cinetivù.
Il nome Floriàn deriva proprio dal caffè di Piazza San Marco; e come il caffè di piazza San Marco avrebbe dovuto diventare un ricettacolo di artisti…
E così fu. Alessandro Zucchelli

Come funziona oggi il doppiaggio? I tempi di produzione sono molto più veloci?

Per rispondere esaustivamente a questa domanda bisognerebbe parlarne per ore.
Brevemente si può dire che il doppiaggio, da un punto di vista teorico, è rimasto lo stesso da quando è nato. Sono chiaramente cambiate le attrezzature che si adoperano, ma la modalità  anche operativa è rimasta sempre la stessa. Come prima cosa il testo – sempre fornito in inglese, indipendentemente dalla provenienza del materiale – viene per prima cosa tradotto in italiano. Successivamente il lavoro passa nelle mani di un adattatore, che provvede a riscrivere il testo in modo tale che possa adattarsi perfettamente ai movimenti labiali dell’attore (sincronia labiale). Oserei dire che questa è la parte più importante del lavoro di doppiaggio.  Un adattamento fatto bene avrà sicuramente un buon risultato finale, ma un adattamento fatto male comporterà sempre uno spreco inutile di tempo, e spesso un risultato scadente. Interviene poi una persona di aiuto al direttore del doppiaggio, o l’assistente di sala che provvede a dividere il film in anelli – il termine è rimasto lo stesso da quando si lavorava in pellicola; ovvero venivano tagliati degli spezzoni di pellicola e incollati proprio per farne un anello, in modo tale che vedendolo si vedeva in continuazione lo spesso spezzone – che durano a seconda della scena circa 20/30 secondi.
Viene poi realizzato il piano di lavorazione, che serve per ottimizzare i tempi di lavorazione del doppiaggio vero e proprio.
Il doppiaggio avviene con (quasi sempre) tutti gli attori presenti in un anello e contemporaneamente in sala. Ogni attore vede solamente gli anelli in cui è presente, non vede tutto il film. L’anello viene fatto vedere alcune volte e ciascun attore prova le sue battute. Poi si passa alla registrazione.
Solo il direttore di doppiaggio conosce bene il film e il copione, decide con un provino le voci e l’intenzione esatta delle varie battute (gli inglesi per esempio hanno una ironia diversa). Da regista orchestra armonicamente le diverse voci.
Tra le varie figure: l’assistente che coopera con il direttore, l’assistente di sala incaricato a stabilire se la battuta fatta dall’attore è sincronicamente perfetta con i movimenti labiali dell’attore da doppiare, il tecnico audio e l’assistente tecnico.
Ultimamente i tempi lavorativi si sono ridotti di molto essendo, in generale, calati i prezzi del doppiaggio. Si impiega sempre meno tempo nel doppiare, le diverse serie televisive in particolare.

Ha conosciuto molti doppiatori; con chi ha instaurato un rapporto duraturo di amicizia e con chi desidererebbe lavorare?

Il mio obiettivo principale è sempre stato quello di eseguire il mio lavoro nel migliore modo possibile, avvalendomi di validi professionisti, le migliori voci come quelle di: Michele Gammino (la voce di Harrison Ford, Steven Seagal, Kevin Costner, Jack Nicholson, Gérard Depardieu, e moltissimi altri), Roberto Pedicini (la voce di Kevin Spacey, Ruper Everet, Bruce Willis, Antonio Banderas, John Malkovich, Brad Pitt), Francesco Bulckaen (la voce di Ewan McGregor, Matt Damon, Joaquin Phoenix, Gabriel Garko) Franco Zucca (la voce di Donald Sutherland, Anthony Hopkins, Alain Delon, Oliver Reed), Pinella Dragani (la voce di Catherine Zeta-Jones, Jennifer Lopez, Sandra Bullock, Bo Derek) Ambrogio Colombo, Riccardo Rovatti, Patrizio Prata, Davide Garbolino, Valeria Vidali, Letizia Shifoni, e tanti altri.
Con chi desidererei lavorare?
Con Paolo Poli. È venuto da noi qualche anno fa, per leggere delle favole per bambini e in tale occasione abbiamo scoperto che era veramente una persona eccezionale, sia da un punto di vista artistico sia umanamente parlando.

Chissà quanti ragazzi e ragazze sono passati nel suo studio. Occorre essere attori per intraprendere questa professione?

Ricordo il provino di un ragazzo che si presentò da noi. Sembrava molto disinvolto, ma davanti al microfono e al leggìo lesse tutto quanto in modo assolutamente sbagliato, sia nella dizione che in fonetica, e con delle intenzioni completamente sbagliate. Alla nostra richiesta ci rivelò che non aveva mai frequentato una scuola di recitazione, non ne sentiva l’esigenza dal momento che pensava di avere una bella voce e ci disse: “Ma voi, con tutte le vostre apparecchiature elettroniche, non potete sistemare tutto”?
Fortunatamente una cosa così è ancora impossibile…

Attualmente a quale progetto sta lavorando? Alessandro Zucchelli

In questo periodo di Coronavirus purtroppo non si può fare proprio niente perché i progetti non si possono fare da soli, e non si può incontrare nessuno. Quando ci si potrà di nuovo incontrare cominceremo a parlare della produzione di un film tratto dal libro di un noto scrittore. Si tratta di una esperienza nuova per noi, molto interessante e stimolante. È’ un progetto ancora in fase embrionale

Qual è il suo sogno nel cassetto? Alessandro Zucchelli

Trovare delle persone valide a cui affidare il Floriàn una volta che dovessi smettere. Mi dispiacerebbe molto se il Floriàn morisse insieme a me.

Grazie per la disponibilità. Alessandro Zucchelli

Grazie a lei. Alessandro Zucchelli

Intervista a cura di Carla Maistrello

(www.excursus.org, anno XIII, n. 94, maggio-luglio 2020)