Le notti bianche – Fëdor Dostoevskij

dostoevskijlenottibianchedi ARIANNA ZANETTI – Un racconto impostato sulla continua alternanza fantasia/ragione, sogno/realtà. Un racconto che vuole instaurare una relazione stretta con il suo destinatario, il «gentile lettore», che viene introiettato all’interno del mondo inconscio del sognatore, il sognatore protagonista de Le notti bianche­ di Fëdor Dostoevskij (Introduzione di Giovanna Spendel, Postfazione di André Gide, Mondadori, pp. 106, € 8,00).

Fin dall’inizio al lettore risulta impossibile fare un’analisi distaccata del romanzo, perché da subito vive tutte le vicende insieme al sognatore, vede in modo nitido nella propria immaginazione una San Pietroburgo descritta nei minimi particolari, segue fedelmente i pensieri del sognatore e si trasforma egli stesso in sognatore. Alla metropoli russa il protagonista si rivolge per colmare quel senso di solitudine che lo pervade e che caratterizza la sua storia: «Sono completamente senza una storia. Come si dice da noi, ho vissuto per me stesso, cioè completamente solo… solo, completamente solo, sapete che vuol dire solo?». Se la città quindi corrisponde alla presa di coscienza da parte del sognatore della propria afflizione nella vita, è la campagna quel locus amoenus che gli permette, invece,di ritrovare serenità e che, quindi, costituisce l’avvio di un’altra tematica fondamentale: quella dell’incontro, del dialogo, dell’amore.

Il romanzo si sviluppa in quattro notti, definite bianche proprio perché nel periodo di maggio la luce illumina San Pietroburgo fino a tarda sera. È nella prima che il sognatore fa il suo incontro. Al ritorno da una passeggiata in campagna,vede una giovane donna appoggiata alla ringhiera del canale, in lacrime. La voglia di andarle incontro e parlarle è molto forte, ma la sua timidezza lo blocca finché è il caso a correre in suo aiuto. Infatti la ragazza viene avvicinata da un uomo che la importunae il sognatore interviene in sua difesa. Tra i due si instaura fin da subito un dialogo molto intimo ed entrambi scoprono di essere soli nella vita e di avere bisogno l’uno dell’altra: Nasten’ka necessita di un confidente e il sognatore necessita di qualcuno che lo tenga ancorato alla realtà. I due decidono così di darsi appuntamento per la seconda notte, che sarà dedicata al racconto delle rispettive vite.

Il sognatore ribadisce come egli viva in un mondo illusorio, fatto di sogni: «Sapeste quante volte sono stato innamorato in questo modo! […] Di nessuno, di un ideale, che mi appare in sogno. Sognando creo interi romanzi». A questa illusorietà desolante si contrappone la concretezza altrettanto desolante della vita della ragazza, costretta a vivere con una nonna cieca che, per controllarla, tiene uniti i loro vestiti con degli spilli, impedendole di vivere in modo autonomo. Ma la grande rivelazione è la confessione del proprio amore per un giovane che un anno prima le aveva promesso di sposarla e che quindi, essendo scaduto quel termine, ella sta aspettando.

Il sognatore, che si era deciso ad abbandonare il suo regno delle illusioni per vivere la realtà grazie alle conversazioni con Nasten’ka, a questo punto si trova beffato dal destino. Egli, infatti, fin dal primo incontro con la giovane donna, sente crescere dentro di sé un sentimento sempre più forte, che sfocerà in vero amore,  che però decide di non confessare immediatamente a Nasten’ka. Nonostante la confessione, il sognatore decide di continuare a frequentare la ragazza per altre due notti, aiutandola, consigliandola e affrontando la realtà per come appare. Il rapporto tra i due diventa sempre più intimo, profondo; durante i loro incontri i temi trattati alternano sempre ragione e fantasia, realtà e possibilità. Un costante scambio di pensieri, di riflessioni, di rassicurazioni e di ambiguità che caratterizza il racconto fino alla fine, dove si nota un netto cambio di temporalità: dalle notti bianche infatti si passa al mattino, con un conseguente scenario del tutto imprevisto.

Se la descrizione della città è molto realistica, quasi personificata, realizzata con dettagli precisi, lo stesso non si può dire dei personaggi. Infatti, a parte qualche breve riferimento alle rispettive storie, Dostoevskij non si focalizza affatto sull’appartenenza sociale dei due protagonisti, ma li rende dei “tipi”. Per l’andamento del romanzo, del resto, non risulta fondamentale conoscere esattamente ogni singolo aspetto della loro vita; bastano quelle poche informazioni con cui l’autore decide di caratterizzarli per ottenere comunque un grande effetto di trasporto.

Merito di quest’opera è proprio quello di coinvolgere pienamente il lettore, che segue le vicende con un sentimento di angoscia, o con il fiato sospeso nell’attesa di conoscere gli sviluppi; o ancora si sente coinvolto totalmente nello stesso turbamento del sognatore, del quale riesce a sentire i medesimi sentimenti. Il lettore diventa così un doppio dell’eroe del romanzo, trovandosi così ad affrontare e riflettere sui grandi temi della propria vita, a distinguere realtà e sogno, a pendere le distanze dalle illusioni che a volte sembrano appunto essere un male, un peso.

In conclusione possiamo affermare che questo scritto, per nulla scontato, è in grado di far interagire in totale armonia tematiche profonde e dense che riguardano la vita di ciascun uomo, con la vicenda amorosa e sentimentale, di natura più leggera. È un romanzo capace di coinvolgere il lettore dall’inizio alla fine, inserendolo in un vortice di emozioni e pensieri da cui è difficile uscire. Un mondo dove la realtà si sposa perfettamente con le illusioni e con i sogni… D’altronde, chi di noi non è, almeno un po’, un sognatore?

Arianna Zanetti


(
www.excursus.org, anno VIII, n. 76, ottobre 2016)