Charles Bukowski: le quattro opere fondamentali

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di STEFANIA BOSCHINI – Grande amatore di donne e alcool, Henry Charles Bukowski è stato uno dei più grandi scrittori degli anni Settanta. Scuotendo gli animi con le proprie opere, ha mostrato tra le righe una faccia della realtà considerata a quei tempi un tabù. Una società che può apparire come il ritratto di Dorian Gray, bella ed eterna, ma che nasconde il suo lato più oscuro agli occhi di tutti.

Ciò che fa Bukowski è portare a galla una fastidiosa e violenta verità in modo provocante: «Io cerco di fare in modo che la verità sia una giovane ragazza graziosa in minigonna, affinché le persone la guardino e che abbiano voglia di vederla, conoscerla. Cerco di decorare la verità affinché sia interessante, perché la verità in se stessa dovrebbe essere bella, dovrebbe catturarci come una potente puttana» spiega.

Nato il 16 agosto del 1920 ad Andernach, in Germania, Bukowski cresce in una situazione critica a causa della depressione economica di quegli anni. Durante la sua adolescenza vive momenti difficili con il padre, poi se ne va di casa, cambia città in continuazione, sempre alla ricerca di qualche emozione che si rivela solo un’illusione. Dopo svariati lavori precari, all’età di 49 anni decide di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Nonostante il notevole successo, non smette con i propri vizi sino all’arrivo di Linda Lee Beighle, sua terza moglie, che lo aiuta a diminuire le sue abitudini sregolate. Nel 1988 si ammala di tubercolosi, ma continua a scrivere fino al 1994, quando spira stroncato dalla leucemia.

charlesbukwski2Di notevole interesse è l’articolo scritto da Fernanda Pivano in occasione della morte, in cui lo ricorda come un vero scrittore, raccontando anche qualche retroscena dei loro incontri: «Mi faceva cucinare da Linda un minuscolo pesce arrosto e beveva a tavola acqua di Perrier al sapore di ciliegia. Poi ritornava a bere nel suo studio del primo piano dove da grande ubriaco, si metteva a correggere, con minuzia da stilista, le pagine scritte la notte precedente. Quando uscivo, mi baciava la mano come uno studente inglese dell’ottocento e mi porgeva una rosa della sua siepe, lì sulla porta d’ingresso. Un giornalista italiano non ci credette; gli chiese se era vero. Bukowski insaccò il collo da King Kong come faceva quando gli giravano le scatole e disse: “Certo che è vero. Viene qui questa gentile signora che ha passato la vita ad aiutare i nostri libri in Italia: cosa volete che faccia, che la stupri?”».

Quando si parla di Hank (così voleva essere chiamato), la critica si divide in due filoni: chi lo trova scandaloso e pornografo e chi, invece, apprezza proprio questo lato, amando la sua spontaneità volgare e perversa, che ha reso la sua arte un mezzo di provocazione nei confronti della società in cui viveva. Non a caso è considerato un figlio della beat generation, una corrente giovanile degli anni Cinquanta sviluppatasi in America, che era ostile alle norme imposte.

I suoi scritti sono ricchi di spunti autobiografici, attraverso il suo alter ego Henry Chinaski, che soffre una vita tormentata da donne, sbornie e un’esistenza da barbone, poiché tutto quello che guadagnava lo spendeva nei piaceri lussuriosi, senza però smettere di scrivere. Le sue opere sono oltre 60, che si dividono in romanzi, racconti e sillogi poetiche. Vediamo quelle che rappresentano al meglio la sua vita.

Post office (1971). Henry Chinaski immagina che il mestiere del postino sia eccitante e pieno di esperienze sessuali ma ben presto si rende conto che tutto ciò è solo un’illusione. Assalito dalla solita routine, si consola con alcool e donne. Si licenzia disgustato dall’ufficio postale che rappresenta, per lui, l’emblema della vita stessa.

Donne (1978). Un romanzo esplicitamente erotico ricco di storie oscene e disgustose cui le donne sono un’attrazione costante. Può essere visto come omaggio a Linda King ma, come lei sostenne, quando l’autore lo scrisse, era furioso «Come se avesse voluto smontarmi di fronte a mezzo mondo. E così è stato». Un amore particolare e intenso, al punto tale che quando Bukowski lesse il poema La doccia, a lei dedicato, si mise a piangere e disse al giornalista: «Vedi? Sto diventando sentimentale».

Storie di ordinaria follia. Erezioni Eiaculazioni Esibizioni (1972). Raccolta di racconti dove la vita del famoso poeta si mescola con la fantasia. Ruolo importante sono le donne che dominano gli uomini, sia per fama, soldi o solo per attimi di piacere. Nell’edizione italiana non è mai stato incluso Svastica, un racconto dove non ci si trova più di fronte a bordelli o camere in affitto, bensì alla Casa Bianca: il Presidente viene rapito e portato da Hitler. Non è un elogio al nazismo, ma è una critica verso coloro che tengono in mano il potere degli Stati Uniti, non così diversi dal dittatore.

Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze (2010). Un’antologia di inediti dell’autore, con la presunzione di assecondare la scia commerciale segnata dalle amanti dello scrittore. Non scriveva però poesie per portarsi a letto le ragazze, ma perché era un poeta, e si portava a letto le ragazze poiché amava farlo. Bukowski, malgrado abbia avuto una vita senza misura i cui segni erano evidenti sul viso, è stato un grande scrittore. Allontanandosi dai canoni classici della letteratura, ha accantonato le belle parole per portarci a un realismo sporco, motivo per cui molti non riescono a digerire questa sua trivialità, preferendo l’illusione del bello ed eterno.

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«Ora mi sento come se stessi aspettando qualcosa che so non arriverà mai, perché adoro illudermi e spiare, ti senti più vivo mentre lo fai»

Stefania Boschini

(www.excursus.org, anno VIII, n. 75, settembre 2016)

 

(www.excursus.org, anno VIII, n. 75, settembre 2016)