Il collezionista di Arcani. Ventidue racconti

di RITA CASSANI – Una raccolta di racconti. Una raccolta di racconti racchiusi in un “racconto-cornice”. Un romanzo a molte mani, un romanzo in forma di raccolta di racconti… sono molti e diversi i modi in cui si potrebbe definire Il collezionista di Arcani. 22 racconti ispirati agli Arcani Maggiori dei Tarocchi (Prefazione e bozzetti di Luigi Scapini, Delmiglio Editore, pp. 262, € 14,00). Nessuno di questi tuttavia soddisfa completamente.

Ultimo nato tra i Quaderni Indaco, collana dedicata al mistero, Il collezionista di Arcani supera il limite convenzionale della semplice raccolta di racconti e invade il campo del romanzo. Lo fa presentando le peripezie di un protagonista, l’antiquario Walter Risai, alla ricerca delle carte disperse di un mazzo di Tarocchi.

Ciascuno degli Arcani Maggiori di questo mazzo, elaborato all’inizio del XX secolo, è il protagonista di una storia, o più precisamente, di una storia nella storia, che narra come il protagonista è venuto in possesso della carta.

Ogni storia è una città, un incontro, un dialogo che implica un dono, o viceversa una lotta per ottenere una tessera del mosaico, una singola carta del mazzo. Quest’ultimo, si viene a sapere nel corso della lettura, è legato a un personaggio misterioso, un certo Ismaele Cain, del quale si percepiscono i tratti, il carattere, la fisionomia – mai però l’identità più profonda, che resta misteriosa – con la gradualità che caratterizza il romanzo. E anche le motivazioni che spingono l’antiquario a girovagare per mezza Italia, a raccogliere i frammenti di un insieme disperso chissà come e chissà quando, sono rese note man mano che si procede nella lettura.

Solo alla fine, però, il lettore conosce lo scopo ultimo di questa ricerca. Il mazzo, le cui singole carte hanno condizionato fortemente le vite dei precedenti possessori, ha la caratteristica di dire sempre la verità. Ed è una certa verità che il protagonista vuole conoscere, una verità che per motivi affettivi gli sta molto a cuore, ma che quando è a portata di mano esita a cercare in quel mazzo di Tarocchi così faticosamente conquistato. «La verità! L’uomo ha inventato molti modi per conoscerla. Ma poi, la desidera veramente? […] Tu la vuoi sapere?» (Cosma Brusco, Epilogo). Non a caso, a pronunciare queste parole è colui che dona a Risai la carta del Matto.

Il Matto è l’Arcano numero zero, quello che inizia e conclude la serie. È la prima carta perché è la più bassa numericamente, l’ultima perché è anche la più potente. È la carta che, nella tradizione dei Tarocchi, si pone al di fuori delle regole, perché le regole è in grado di stravolgerle a proprio piacimento. La carta della folle saggezza e della sobria follia, la carta che appartiene a chi non si lascia condizionare dalle convenzioni e non ha paura di affrontare le proprie paure. Perché delle paure e delle convenzioni sa prendersi gioco, vanificandone così la tirannia.

«Se solo sapessi che c’è un senso a questo dolore, se potessi arrivare a capire»: è questo che chiede Risai a quel personaggio misterioso che lo ha condotto, guidato da lontano per tutto il viaggio. «[Gli Arcani] ti aiuteranno a conoscere quello che già sai […]. Non è a questo che servono?» conclude il suo interlocutore, lasciando intendere che forse quella verità che cerchiamo in talismani, amuleti e carte altro non è che la verità più pura e assoluta, quella suggerita dal nostro cuore. Quella che basterebbe cercare un po’ più a fondo, per trovarla in noi stessi. Quella che abbiamo bisogno di configurare in luoghi esterni, in “altri-da-noi” che però, sotto sotto, sono solo immagini simboliche della nostra interiorità.

«I tarocchi sono una splendida macchina per immaginare, ma ancor più per poter sorvolare e osservare mondi segreti al di sopra delle nostre misere immaginazioni, ma solo a patto di accettare il rischio di piombare in ogni momento nel nulla», ammonisce Scapini nella Prefazione. Ecco allora che il viaggio di Risai non è sempre materiale ma è anche, e forse ancor più, spirituale. L’antiquario viaggia col pensiero e col sogno, oltre che col corpo. E i luoghi che visita talvolta sono immateriali, spesso sono stravolti dall’immaginazione. Persone che appaiono e spariscono, botteghe che esistono solo per il breve spazio di un dialogo, salti vertiginosi avanti e indietro nel tempo… perché il viaggio non si fa solo con i treni o le automobili. Si fa anche e soprattutto con l’anima.

«Noi viviamo in bilico sull’abisso del futuro e giocarcelo è una maniera di esorcizzarlo e di prendere saggiamente in considerazione che le cose non sono nostre e dipendono in minima parte da noi», recita ancora la Prefazione. Per tutto il tempo, Risai si barcamena in un mondo che non sempre è in grado di controllare, ma dove infine riesce, ogni volta, a capire il motore degli avvenimenti. E ogni volta condivide questo motore con il lettore, coinvolgendolo sempre più nella propria vicenda, man mano che la storia procede.

In questo senso, si può dire che Il collezionista di Arcani sia più di una raccolta di racconti nella classica accezione del termine. Infatti, proprio come il mazzo si ricompone, unendo in uno ventidue entità diverse e autonome, così i singoli autori convergono in un unico luogo letterario con i propri racconti. Che possiedono sì vita propria, ma che quasi mutano natura, unendosi agli altri. L’amalgama finale è perfetto, come una ricetta ben riuscita.

Ma le peculiarità del libro non si fermano qui. Infatti, come in ogni libro sui Tarocchi che si rispetti, non potevano mancare le immagini. E qui ciascun racconto è accompagnato dai bozzetti messi a disposizione da Luigi Scapini, esperto e disegnatore di Tarocchi.

Ciascuno di essi è tratto da mazzi disegnati dallo stesso artista ed è accompagnato da un suo commento, nel quale ciascun Arcano si racconta in prima persona. Con parole quasi sempre enigmatiche, così come si conviene ai personaggi dei Tarocchi. Forse per non far dimenticare che, alla fine, sempre di un gioco si tratta. E come in ogni gioco che si rispetti tutte le cose, anche le grandi domande della vita, sono solo in parte reali, perché finiscono sempre in dissolvenza, nell’indaco del cielo all’imbrunire: «Forse abbiamo dimenticato come giocare, è meglio tornare a rinfrescarci la memoria dai veri maestri, i bambini. Quando si gioca si è tutti lì e ci si gioca tutto, poi o si cambia gioco o si smette di giocare, sempre in barba ai grandi esperti di tarocchi».

Rita Cassani 

 Il collezionista di Arcani

(www.excursus.org, anno VI, n. 64, novembre 2014) Il collezionista di Arcani