Giulio Ruffini: la fine di una terra – Mostra ad Argenta (Fe)


di RITA CASSANI – Si è aperta il 4 aprile 2015, presso il Centro Culturale “Mercato” e la Galleria “Giacomo Cesari” di Argenta (Ferrara) la mostra monografica e retrospettiva, intitolata al pittore romagnolo Giulio Ruffini (1921-2011). L’esposizione, dal titolo “Giulio Ruffini: la fine di una terra. Dipinti dagli anni Settanta agli anni Novanta”, resterà aperta al pubblico fino al 31 maggio con differenti orari nelle due distinte sedi. Lo sviluppo ventennale dell’opera di un artista è difficile da riassumere e non solo per la lunghezza temporale del periodo trattato.

Tre sono i temi presentati nell’esposizione: contadini nei campi, nature morte, paesaggi rurali o marini. Tutti, in maniera differente, rappresentano il mondo in cui l’artista ha vissuto interamente la propria esistenza e dal quale ha tratto la sua ispirazione. Un universo nel quale la tradizione e l’innovazione si concretizzano e armonizzano in un discorso artistico costituito più di fatti che di parole.

Nato nel 1921 a Villanova di Bagnacavallo (Ravenna), Giulio Ruffini ha frequentato la Scuola di Arti e Mestieri di Cotignola (Ravenna), diretta dal pittore Luigi Varoli. Un percorso formativo più simile a quello delle antiche botteghe che alle moderne Accademie di Belle Arti. Qui, come facevano i pittori medievali e rinascimentali nella bottega del maestro, il giovane Ruffini ha imparato le tecniche, più che la teoria. Acquisendo una competenza che lo ha portato negli anni a ottenere non solo ottimi apprezzamenti dalla critica (troppo lungo l’elenco: riportiamo solo a titolo di esempio le partecipazioni alla Biennale di Venezia nel 1954, l’anno successivo alla Quadriennale di Roma e alla mostra “60 artisti del prossimo trentennio”, organizzata a Prato da Carlo Ludovico Ragghianti), ma anche, nel 1957, una cattedra di figura disegnata al Liceo artistico di Ravenna. I suoi allievi lo ricordano come un uomo di poche parole, ma prodigo di insegnamenti e dal vivace estro creativo. Inseparabile da fogli e matite, un professore che poteva improvvisare disegni e ritratti mentre ascoltava i discorsi dei propri allievi.

La tecnica prevalente nelle opere esposte in mostra è l’olio su tela. Una sola eccezione, un’opera di grafica acquarellata. Del resto, pare che il disegno non sia stato necessario per la maggior parte dei quadri esposti. Osservando bene, infatti, si può notare che molte delle figure, umane e non, sono disegnate direttamente col pennello. Una macchia di colore può essere una mano, e su questa macchia i contorni delle dita sono tracciate con veloci pennellate grafiche, veloci, date al volo e senza alcun ripensamento. Ne risulta una mano forte, callosa, che ricorda da vicino quelle dei Mangiatori di patate di Van Gogh. Non solo nella tecnica e nella realizzazione, ma anche nello spirito, nella comunanza con i lavoratori della terra. Negli abiti, le pieghe e i panneggi altro non solo che chiazze sapientemente colorate, in cui il chiaroscuro pare dettato dall’istinto e dall’esperienza. Nell’estrema sintesi delle forme, un tronco d’albero abbattuto è reso con un solo grumo di colore, nel quale le sfumature diventano le venature del legno e le rugosità della corteccia.

Accanto a tale sintesi di forme, quasi monocrome, altri quadri mostrano una straordinaria capacità di giocare con i colori. Un viso, un panno, un pantalone, così omogenei allo sguardo inattento, se sono osservati da vicino si rivelano l’insieme di tante pennellate di diversi cromatismi accostate tra di loro, toni puri il cui abbinamento diventa appunto viso, panno, pantalone.

Pochi i soggetti, abbiamo detto, e per lo più umili. Ruffini, nella vita come nell’arte, ha rifuggito la grandeur di soggetti aulici ed elevati, o la pubblicità dei grandi palcoscenici. Ma nella sua arte si legge l’autenticità di un mondo destinato a scomparire. I suoi sono i contadini che mietono con falce e falcetto, che si distendono in gruppo sulla paglia durante le pause e bevono il vino annacquato o la sciacquatura del mosto. I suoi sono i lavoratori di altri tempi, quando la meccanizzazione era lontana a venire, e le donne portavano in testa ampi fazzoletti per proteggersi dal sole.

Un mondo già in gran parte scomparso, cui Ruffini non pare guardare con la nostalgia un po’ manierista di chi loda acriticamente i tempi passati. La sua è piuttosto una leggera malinconia, volta al desiderio di lasciare memoria di una radice culturale da conservare. La Romagna è una terra a vocazione rurale, nella quale per ogni famiglia è sufficiente scavare poche generazioni per trovare un antenato contadino. Una terra nella quale, fino a pochi decenni fa, si poteva trovare la treccia di aglio accanto alla porta, e dove il salame si faceva in casa. Questo mondo, di cui il territorio reca ancora le tracce, è il soggetto dei quadri di Giulio Ruffini. Tornare al passato non per restare immobili, ma per prendere la rincorsa. Nutrire le proprie radici per poter innalzare ancor di più i propri rami verso il cielo. È questo lo spirito della mostra presentata ad Argenta.

«Infatti un comune denominatore dei suoi vari momenti artistici sta proprio nella affettuosa tenerezza con cui ha guardato a una delle tante scomparse della vicenda umana e nella cura silenziosa che ha prestato a frammenti e a moderni scarti pur nell’impossibilità di scorgere segni di epifanie e possibilità di rigenerazione, d’altronde mai verificatesi. Poeta della rovina, Giulio Ruffini non ha mai toni enfatici, aggressivi, urlati o esasperati. Piuttosto tende a conservare e curare» (Franco Bertoni, Giulio Ruffini: la fine di una terra, catalogo della mostra).

Rita Cassani

Notizie utili

Per chi volesse visitare la mostra, ricordiamo le sedi, i recapiti e gli orari per il mese di maggio:

Centro Culturale “Mercato”: piazza Marconi 1, Argenta (Ferrara),
lunedì 8:30-14:30; da martedì a sabato: 9:30-12:30 e 15:30-18:30; domenica e festivi: 15:30-18:30.
Informazioni: Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica; tel. 800111760; 0532330276.
Posta elettronica: mercato@comune.argenta.fe.it; sito internet: www.comune.argenta.fe.it.

Galleria “Giacomo Cesari”: via G. Mazzini, 1/c, Argenta (Ferrara),
da martedì a sabato: 10:00-12:30 e 15:30-19:30; domenica aperto su prenotazione tel. 335396710.
Posta elettronica: artecesari@gmail.com.
L’ingresso è libero. Il catalogo può essere acquistato presso le sedi della mostra.

(www.excursus.org, anno VII, n. 69, aprile 2015)