Anna sta mentendo – Federico Baccomo

di ROSSELLA FARNESE – «Esce dal labirinto del campo di osservazione, e quindi da questa storia. Scarica di nuovo l’applicazione, la vecchia applicazione, così verde, così cieca, e, mentre la avvia, la trama si disfa, il mondo torna nel buio dei fatti, e a noi resta solo un ultimo particolare: gli occhi di Riccardo, smaniosi di fiducia e di speranza, che fissano uno schermo proprio nel momento in cui questo restituisce parole di nuovo oscure, parole che preannunciano una risposta e una nuova storia». Federico Baccomo

Anna sta mentendo (Giunti Editore, pp. 288, € 17,00), romanzo di Federico Baccomo ‒ brillante scrittore e sceneggiatore milanese, già apprezzato per Woody ‒ si conclude così, regalando il desiderio di voltare ancora un’altra pagina, ma di trovarla vuota. Con un ultimo geniale e inebriante tocco di bacchetta magica, Federico Baccomo pone fine ad un incantesimo che ha stregato e travolto il lettore nella spirale di una storia d’amore, di una spy story che rasenta la fantascienza, di un ipnotico thriller psicologico, di un seducente giallo tecnologico.

Dopo la fine della relazione affettiva con la fidanzata storica, Maddalena, e la scomparsa del papà, Riccardo Merisio, trentenne laureato in Scienze dell’Educazione e della Formazione con una tesi sui meccanismi educativi delle fiabe, sembra aver ritrovato un nuovo equilibrio, una nuova direzione di vita con il cambio di lavoro e l’inizio di una storia sentimentale con Anna. Educatore presso un asilo nido, poi appassionato e creativo sceneggiatore di videogiochi per la TT Globe Studio, Riccardo rimane spiazzato da una proposta di lavoro da un’azienda che non aveva mai sentito nominare e a cui non aveva neppure mandato il curriculum, la Dedala. Ricevuta infatti una mail per un incontro professionale, non senza aver dubitato che si trattasse di spam, Riccardo si presenta al colloquio con il professor Mancini, direttore della Dedala, dedita alla ricerca e allo sviluppo nel campo delle biotecnologie e delle neuroscienze. Federico Baccomo

Riccardo aveva suscitato l’interesse della futuristica azienda per il suo lavoro sull’interazione emotiva più che per i suoi meriti commerciali: nell’ideazione dei videogiochi la sua attenzione era riservata all’aspetto umano dei personaggi, «piccole Galatee di bit che si sforzava di portare in vita grazie a psicologie complesse (spesso costruite su disturbi e debolezze)». Era quindi stato scelto per far parte dell’équipe di Mancini, neuroscienziato di fama internazionale, che aveva dato avvio al Reader Response Project, vasto progetto di ricerca sul linguaggio narrativo, volto, in particolare, a indagare gli effetti della lettura ad alta voce. Forti il bisogno di nuove prospettive e la scossa rivitalizzante di un cambiamento, Riccardo dà le dimissioni alla TT Globe Studio: ora il suo compito sarà quello di leggere a soggetti sperimentali brani letterari da lui stesso selezionati che rispondano ai percorsi emozionali indicati nel programma di ricerca – gioia, tristezza, sorpresa, rabbia, paura, vergogna, nostalgia eccetera.

L’ultima ad entrare nel team del professor Mancini, poco prima di Riccardo, era stata Anna, giovane ricercatrice della quale, a prima vista, tutto gli era apparso odioso: l’eccessiva disinvoltura, il profilo affilato, la camicetta, la rapida stretta di mano. Poi, però, tra i caffè del mattino e le serate di lavoro insieme, le prime confidenze e le tracce di affiatamento, arriva un bacio e così Riccardo si trova, all’inizio del libro, seduto sul letto a scrivere ad Anna, curvo sul telefonino.

Dopo aver guardato per l’ennesima volta i tre cuoricini, l’ultimo messaggio di Anna che lo aveva fatto sorridere e sentire innamorato, vede sullo schermo,al posto della classica icona verde a fumetto,un’icona rossa: «WHATSTRUE GRATIS!!! MASSIMA COMPATIBILITÀ!!! SCARICA SUBITO E RENDI PIÙ VERA LA TUA ESPERIENZA DI CONVERSAZIONE!!!». Decidendo di fidarsi della promessa di gratuità, dopo diverse imprecazioni ed esitazioni, Riccardo clicca su «DOWNLOAD IMMEDIATO», infilandosi così in un tunnel otelliano di gelosia e dubbi, di malessere e paranoie che turbano il suo ritrovato equilibrio. A volte infatti, al posto della normale didascalia in corsivo – Anna sta scrivendo ‒ che accompagna la scrittura di un messaggio, compare un singolare Anna sta mentendo e sullo schermo si ammucchiano sinuosi orrori grafici, forme mostruose e arcane, collage di simboli per esprimere la bugia: serpenti, diavoli, lingue biforcute, corvi, Ulissee «un cerchio, due croci e una linea […] Pinocchio, l’esempio per eccellenza, il più universale». Ora è Riccardo a essereilsoggetto sperimentale di una di quelle – aveva pensato in un primo momento ‒ «stupide applicazioni che riescono a essere divertenti per un tempo addirittura inferiore a quello necessario per scaricarle e installarle». Ma «Whatstrue – Whatistrue: una sincrasi senza molto fantasia» non è un gioco o uno scherzo di un simpatico intelligentone né una diavoleria soprannaturale; Riccardo ha infatti modo di convincersi del suo funzionamento. 

Con una tessitura originale e labirintica, nient’affatto confusa o dispersiva, anzi, briosa e avvincente, Federico Baccomo gioca a creare e smontare la sua storia sin dall’inizio. Nella prima pagina leggiamo infatti: «Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a persone o eventi reali è assolutamente casuale o inserito al solo scopo di conferire verosimiglianza narrativa al racconto». E voltata pagina: «Questa è una storia vera. I nomi dei protagonisti e alcune circostanze sono stati modificati per rendere irriconoscibili i soggetti coinvolti. Gli eventi narrati, anche i più incredibili sono stati verificati dall’autore. L’avvertenza contenuta nella pagina precedente è stata inserita al solo scopo di conferire verosimiglianza narrativa al racconto».

Scorrevole e incisivo, con un ritmo da copione cinematografico, Baccomo indaga, cinico e disincantato, il territorio della verità e della verosimiglianza, intersecando, con divertita e frizzante genialità, molteplici livelli narrativi in un architettato labirinto: il nome parlante dell’azienda, Dedala, è la chiave di lettura di tutto il romanzo.

Da un lato troviamo il progetto sperimentale di ricerca neuroscientifica e Riccardo e Anna, una relazione affective nell’era 2.0 in cui siamo tutti connessi e tutti altrove, una storia d’amore scialba e fredda ‒ come i ghiacciati colori della copertina ‒contornata dalle barzellette dei colleghi, dalle serate con gli amici trentenni che simulano orgasmi e felicità, dalle ombre del passato, dalla solitudine della madre di Riccardo.

Dall’altro Baccomo riflette a doppio nodo sulla dialettica immaginazione/realtà che si attua nella vita quotidiana e nella pagina scritta: «immaginare un’emozione equivale a provarla […] immaginare di vivere equivale a vivere». Riccardo, lettore vorace sin da piccolo, è attratto dal mistero e dalla meraviglia delle favole e vive lui stesso da protagonista una singolare avventura i cui confini tra reale e fantastico si smagliano: «L’unico aldilà in cui avesse mai creduto davvero era quello dell’immaginazione e – gli piaceva pensare – se è vero che uno scrittore non morirà mai veramente e continuerà a vivere nelle parole dei suoi libri, perché lo stesso destino glorioso dovrebbe essere negato a chi quei libri li ha letti, li ha amati, li ha fatti suoi?». Coinvolto nel team della Dedala e travolto dalla spirale di Whatstrue, in un’atmosfera surrealistica e futuristica, assurda e devastante, Riccardo vive «una storia per nulla credibile, di quelle che era meglio non raccontare in giro se non si voleva essere presi per pazzi» e Federico Baccomo continua, depistando o chiarendo ‒ poco importa ‒ con una frase emblematica: «del resto, non sarebbe stata la prima volta e tantomeno l’ultima che la vita faceva quello che né i romanzi né le bugie potevano permettersi: essere inverosimile».

Anna sta mentendo è una matrioska metanarrativa, il romanzo stesso è un simbolo, uno di quei ghirigori di Whatstrue, l’ebbrezza di Riccardo nel testare questa singolare applicazione è l’ebbrezza del lettore nel lasciarsi avvinghiare nel dedalo dell’autore ed è l’ebbrezza di quest’ultimo nel farsi il Prospero del The Tempest shakespeariano.

«Il nostro spettacolo è finito. / Questi nostri attori, / come ti avevo detto, / erano tutti spiriti / e si sono dissolti nell’aria, / nell’aria sottile. / E, come l’edificio senza fondamenta/ di questa visione,/le torri ricoperte dalle nubi,/ i palazzi sontuosi, / i templi solenni,/questo stesso vasto globo, sì, / e quello che contiene, / tutto si dissolverà. /Come la scena priva di sostanza /ora svanita /tutto svanirà /senza lasciare traccia. / Noi siamo della materia di cui sono fatti i sogni / e la nostra piccola vita / è circondata da un sonno».

Rossella Farnese Federico Baccomo

 

(www.excursus.org, anno IX, n. 85, agosto 2017) Federico Baccomo