La Bellezza – Aliya Whiteley

di ALICE TORREGGIANI – «E poi quel giorno arrivò la Bellezza. Era nel cimitero, scaturita dalla decomposizione delle donne sepolte lì sotto, e nel bosco, come un tappeto sul terreno umido. La Bellezza all’inizio era circoscritta, ma poi crebbe e prese dalle defunte tutte le loro qualità migliori. Assorbì tutta la tenerezza, la serenità, la speranza e la felicità del genere femminile. E assunse una nuova forma, una nuova origine, modellata nella materia del mondo e pensata solo per dare piacere agli uomini».Un mondo distopico e post-apocalittico è l’ambientazione in cui si muovono i personaggi de La Bellezza di Aliya Whiteley (traduzione di Olimpia Ellero, Carbonio Editore, pp. 142, € 13,50), un mondo in cui tutte le donne sono morte a causa di una misteriosa malattia, che ha lasciato soli gli uomini, destinandoli all’estinzione.

La vicenda ha luogo in un posto rimasto miracolosamente incontaminato dall’uomo, la Valle delle Rocce, in cui vive una comunità rurale che ha deciso di isolarsi dal resto del mondo industrializzato per condurre un’esistenza più pura e lontana dalla corruzione.È una realtà che sembra sospesa tra passato e futuro, in cui gli uomini hanno uno stile di vita che sembra essere regredito, rifiutando le innovazioni della tecnologia e vivendo in simbiosi con la natura.

La memoria ‒ e in particolare il ricordo delle donne defunte, che diventano quasi figure mitiche ‒ viene tenuta in vita da narrazioni orali, dando l’impressione che la storia si svolga in un’epoca antica, prescritturale. Ed è proprio il protagonista, la voce narrante, colui che detiene il fondamentale compito di raccontare il passato all’interno di questa comunità. Le parole hanno un potere immenso e inarrestabile, hanno vita propria e non possono essere manipolate dall’uomo, per quanto questi tenti di asservirle e di sfruttarle per i propri scopi. Le narrazioni influenzano e plasmano la realtà, riuscendo là dove le azioni falliscono: ciò che viene raccontato prende forma e accade. Ma il narratore ha anche un limite, poiché ha un disperato bisogno di un pubblico che lo ascolti, altrimenti il suo potere è nullo. L’Io narrante è infatti la persona che si incarica di trascinare il gruppo verso il futuro, incontrando non poche difficoltà tra i più conservatori e restii al cambiamento.

«Ma c’era anche molta solitudine, fin nelle ossa e nel cervello, l’uomo si sentiva solo, in un mondo fatto di semi e di ovuli, di api e di fiori, di coppie.

Essere un uomo significava avere dentro di sé un vuoto e sapere di non poterlo colmare. Finché non arrivò la Bellezza». L’improvvisa scomparsa delle donne scatena negli uomini una solitudine indicibile, che le storie non sono in grado di compensare. Ed è così che dalle loro tombe cominciano a spuntare strani funghi, che crescono fino a staccarsi dal terreno e assumere giallastre sembianze umane. Sono figure di donna, di madre, di moglie, che pretendono di colmare questo vuoto. Bellezza è il nome con cui il narratore indica questo straordinario fenomeno, come se queste escrescenze vegetali fossero un tutt’uno, un’unica entità che invade la tranquilla e dannata esistenza della comunità.

Gli uomini, da parte loro, si vedono divisi. Alcuni le chiamano “donne” e le accolgono come una benedizione, una seconda occasione, un modo per supplire alla mancanza del genere femminile: si sono sviluppate dalle donne e vengono “usate” come donne, quindi lo sono a tutti gli effetti. Altri le chiamano “funghi” e ne sono disgustati, terrorizzati. Tutti, però, non possono fare a meno di conviverci e di stabilire un profondo legame con queste creature, che sono spinte da uno straziante bisogno di amore. Si nutrono di amore e per questo non sono disposte a rinunciare agli uomini. A loro volta, gli uomini vivono una continua lotta fra istinti primordiali e ribrezzo, bisogno di affetto e orrore, paura dell’estinzione e della solitudine e rifiuto della perdita del proprio ruolo. È una lotta interna e intima, ma anche esterna e sociale, universale. L’estrema situazione in cui si trovano li rende paurosi e aggressivi e mette in luce la parte più violenta e brutale dell’uomo. Una violenza che è determinata dalla volontà di sopravvivenza, dal rifiuto dell’estinzione. E dalla speranza per il futuro che la Bellezza riporta con la sua comparsa.

Interessante è il modo in cui il ruolo femminile cambia in funzione di quello maschile. La figura dolce e mite delle donne defunte viene sostituita da quella più aggressiva, possessiva e anche più fisicamente forte della Bellezza. Una figura quasi maschile, che vuole ritagliarsi un nuovo spazio di competenza nella società degli uomini, sostituendoli in molte delle loro attività abituali. E in questo modo entra in gioco anche il tema dell’omosessualità, o, meglio, della confusione tra generi e ruoli, sia strettamente fisici che sociali. Si ha un ribaltamento completo di quello che in tutta la storia dell’umanità è considerato normale: l’uomo come sesso forte e la donna come sesso debole. A contatto con queste creature e quasi senza rendersene conto, gli uomini si fanno docili, innocui, femminei, perfino sottomessi. Completamente dipendenti da esse e definitivamente in balia dei loro desideri. Aliya Whiteley

L’intero libro gioca sul tema del doppio. Sulla duplice natura umana, fatta di istinto e ragione, di potere di creazione e di distruzione, di forza e di debolezza, di amore e di odio, di parole e di azioni, di vita e di morte, di desiderio e di paura. E soprattutto sul prepotente contrasto fra bellezza ‒ anzi, Bellezza ‒ e orrore. Perché le creature incarnano proprio questo, sono la contraddizione insita nell’animo umano che si fa carne e obbliga in questo modo gli uomini ad affrontarla, e a sopravvivere o a soccombere. La Bellezza è anche espressione del ciclo della vita e della natura. I corpi muoiono e diventano nutrimento per il terreno, da cui nascono nuove forme di vita, diverse eppure fatte della stessa sostanza delle precedenti. E che tornano per sostituirle e per dare continuità ad un ciclo che sembra destinato a non spezzarsi mai.

La Bellezza è una favola macabra, poetica, ipnotica, provocatoria e profondamente inquietante, che mette a nudo l’uomo e lo costringe a porsi interrogativi scomodi, spiacevoli. Impossibili da dimenticare. Aliya Whiteley

Alice TorreggianAliya Whiteley

(www.excursus.org, anno IX, n. 85, agosto 2017) Aliya Whiteley