Kruso – Lutz Seiler

SeiderKrusodi LAURA MESA – Con centocinquanta marchi e una cartina del Mar Baltico, lo studente di letteratura Edgar Bendler, detto semplicemente Ed, abbandona la facoltà di Halle per iniziare la sua avventura sull’isola leggendaria di Hiddensee. Quest’ultima è considerata la Capri del Nord, un pezzetto di terra sull’allora denominato Mare dell’Est, fatto per quei visionari che, nel periodo della Ddr, sono alla ricerca di un luogo che si spinge oltre, verso nord, verso la libertà. Ed è pronto a compiere il salto, a raggiungere quell’ultimo lembo di terraferma, lasciandosi alle spalle il forte dolore per la perditadell’amata, lo studio, la scrittura e la lettura, tutte droghe che solo temporaneamente sono capaci di alleviare sofferenze permanenti.

 Kruso (traduzione di Paola Del Zoppo, Del Vecchio Editore, pp. 596, € 18,00), primo romanzo dello scrittore contemporaneo Lutz Seiler, tratta della guerra senza parlare propriamente del conflitto. L’opera, inoltre, ha ottenuto due riconoscimenti tedeschi importanti: il Premio “Uwe Johnson” e il Buchpreis. È la storia di Ed, dei suoi mesi passati come lavoratore stagionale a Hiddensee della sua amicizia con Alexander Krusowitsch, un uomo per metà russo e per metà tedesco, dal complicato e intricato passato, che sull’isola viene venerato come guru, ovvero: profeta di libertà, simbolo di un’utopia bramata da molti sognatori. L’incontro fra Kruso ed Ed avviene grazie all’assunzione di quest’ultimo come sbucciatore di cipolle e lavapiatti presso l’Eremita, una locanda gestita da Werner Krombach che, come capitano di una nave, ha formato intorno a sé una ciurma, un equipaggio composto da intellettuali, poeti, filosofi e professori universitari. Numerosi sono infatti i tòpos e gli echi letterari che soggiacciono all’intero romanzo, a partire dai nomi di alcuni personaggi come Rimbaud e lo stesso Kruso che è inevitabilmente ricollegabile al protagonista del Robinson Crusoe di Daniel Defoe del 1719. Analogamente a quest’ultima opera, nel libro sono presenti due elementi essenziali, un’isola e un’amicizia, che insieme tesseranno la storia del guru Ed similmente a quella fra Crusoe e Venerdì. Il rapporto tra i due protagonisti si rafforza, divenendo una profonda amicizia tra uomini maturi, formati dall’esperienza passata, segnati dalla perdita di una persona cara e uniti dalla poesia, dal lavoro e da una “missione”. «Nel complesso era più di una familiarità e più di una fiducia. In sostanza era una comune estraneità, a fondare la loro amicizia. Che a entrambi fosse impossibile parlare di ciò che a ciascuno pesava sull’anima, sembrava legarli l’uno all’altro più di qualsiasi confessione».

 Il mare, tra i vari protagonisti, resta invece una tentazione, perché sinonimo d’immensità, di futuro e di cambiamento per tutti quelli che Kruso chiama “naufraghi”, senza tetto, anime che si vogliono allontanare dal paese e da una vita passata, alla ricerca di quell’utopia di libertà di cui egli vuole rappresentare una via sicura. Ed stesso è attratto da questa possibilità, «gradino dopo gradino si apriva un nuovo panorama. La vista del mare! Ed avvertiva la promessa. E non c’era nient’altro a cui anelasse, una sorta di aldilà, grande, puro, pervasivo». L’Eremita diviene così un’Arca di salvezza e il suo equipaggio, Ed compreso, si prende cura delle anime “naufragate” della vita, che secondo Kruso non appartengono più davvero alla terra.

 L’isola baltica di Hiddense è quindi un nascondiglio, come suggerisce il nome stesso e sebbene sia “fuori dal tempo”, non può essere totalmente estranea a ciò che accade sulla terraferma, a quegli avvenimenti che nel 1989 segnarono la storia tedesca e che sull’Eremita vengono annunciati da Viola, una radio a valvole un po’ stonata che funge da piacevole sottofondo. Kruso vuole che l’isola sia un luogo di rinascita per i suoi “naufraghi”, un «posto dove si può tornare a se stessi, alla voce del cuore […]. Nessuno deve scappare, nessuno annegare. Un’esperienza che permetta loro di tornare indietro, da Illuminati. Un’esperienza che permetta di continuare a vivere la vita fino al giorno in cui la quantità si tramuterà in qualità, in cui la misura della libertà nei cuori supererà la mancanza di libertà delle condizioni».

 Kruso è un corposo volume perché raccoglie al suo interno un periodo storico importante, una serie di speranze, di sogni, di dolori e il racconto di una complessa ma profonda e intima amicizia. Finalmente, dopo tanto tempo, Ed scoprirà in questa avventura di aver finalmente vissuto, di aver avuto uno scopo, un passato, e il lettore, con lui, sarà trasportato in una storia che può sembrare difficile da immaginare, ma che l’autore ha saputo raccontare anche attraverso gli animi e le attese dei protagonisti. Chi si imbatterà in Kruso sarà trasportato infatti in un racconto sospeso fra storicità e avventura, scoprendo come quest’isola che nobilita l’esistenza umana sarà per Ed la tappa finale di un viaggio, non solo fisico, che lo porta a riappropriarsi della propria vita e della direzione da questa assunta: «recentemente pensava spesso: ho seguito la pista sbagliata. La mia vita è finita sui binari sbagliati, quando ho abbandonato il cantiere e la brigata e mi sono deciso a studiare. Solo l’Eremita, solo il lavoro qui mi hanno riportato indietro. […] Con forza alzò un pentolone di acciaio e ne grattò il fondo finché non si staccò un pezzo rotondo di carbone per finire nella vasca vuota. Una mezzaluna nera dai riflessi argentei, che si era bruciacchiata sul fondo. Con l’indice Ed schiacciò l’astro in piccoli pezzettini di carbone che riassemblò finché non ottenne le lettere s e ì: sì».

Laura Mesa

(www.excursus.org, anno VIII, n. 73, giugno 2016)