Harry Potter e la maledizione dell’erede – J. K. Rowling

rowlingharrypottermaledizioneerededi GIORGIA LEGATO – Diciannove anni dopo, stazione di King’s Cross, binario 9 e ¾: ancora Harry Potter, Ron Weasley ed Hermione Granger, ma stavolta con famiglia! L’Hogwarts Express ci condurrà in un nuovo viaggio e in una nuova avventura dei tre maghi più famosi della celebre scuola, creato dalla sapiente penna di J.K. Rowling, insieme a John Tiffany e Jack Thorne (Harry Potter e la maledizione dell’erede, Salani Editore, pp. 358, € 19,80).

Rispetto ai sette libri precedenti della saga cambia totalmente l’impianto narrativo, siamo infatti di fronte ad una scrittura teatrale e non più al classico romanzo. Il libro è la trascrizione del testo della premièr che si è tenuta nel West End di Londra il 30 luglio 2016, quando per la prima volta Harry Potter è salito su un palcoscenico. Sicuramente una novità senza precedenti, dal momento che, fino ad ora, il simpatico maghetto era stato protagonista di romanzi e film cinematografici, ma c’era anche il rischio di non incontrare i gusti dei fan potteriani.

A quanto pare, però, la Rowling non sbaglia neanche stavolta, la pièce teatrale è stata un enorme successo e il volume sta ricevendo le migliori critiche dalla maggior parte di coloro che si sentono la divisa di Hogwarts addosso e la bacchetta magica in tasca.

Il testo è diviso in due parti e in quattro atti e, inoltre, riporta tutte le indicazioni teatrali del caso: scenografie, didascalie riguardo la mimica e le emozioni degli attori, i costumi. Nonostante questi dettagli a cui i lettori di Harry non erano abituati, il libro scorre velocemente e la lettura è fluida: si crea infatti una continua aspettativa nel lettore che non riesce a smettere di leggere. Il fatto di dover immaginare una scenografia e un palcoscenico non toglie assolutamente la magia necessaria alla situazione, ma anzi la enfatizza e la rende una nuova esperienza.

Unica nota negativa è la traduzione differente di alcuni nomi dell’opera rispetto ai precedenti sette libri che vengono ricondotti all’originale inglese: Tassorosso diventa Tassofrasso e la professoressa McGranitt diventa la professoressa McGonagall, come fatto nella più recente traduzione della saga.

Ma torniamo alla stazione di King’s Cross: l’atmosfera è come sempre frizzante, ovunque è pieno di apprendisti maghi accompagnati dalle proprie famiglie. Questa volta troviamo Harry Potter, felicemente sposato con Ginny Weasley, i loro tre figli James, Albus, Lily ed Hermione Granger insieme al marito Ron Weasley, con la loro figlia Rose.

Le nuove vesti dei tre celebri maghi sono quelle di genitori impegnati nell’ardua missione di crescere la prole. Non manca nulla, vengono infatti messi in evidenza sia i problemi generazionali tra genitori e figli, sia i problemi di coppia che possono scaturire dalle scelte educative nei confronti dei figli. Scopriamo fin da subito che Harry ha dei problemi con il suo secondogenito Albus Severus (nome piuttosto emblematico, come sapranno i fan di Potter). Tra i due c’è un rapporto difficile e conflittuale a cui verrà dato molto rilievo nel corso di tutta l’opera:

«ALBUS: No! Vorrei solo che non fossi mio padre.
HARRY (fumante di rabbia): Be’, ci sono volte in cui io vorrei che tu non fossi mio figlio».

Il tutto incrementato dall’inaspettata decisione del cappello magico circa la scelta della scuola di cui Albus Potter deve far parte ad Hogwarts: per la prima volta un Potter indosserà la divisa dei Serpeverde. La novità crea non pochi disagi al piccolo Albus, che vedrà incrementarsi la propria sensazione di inadeguatezza nei confronti del leggendario padre.

Evidentemente non solo i babbani hanno difficoltà nei rapporti tra genitori e figli, perché anche i maghi si devono confrontare con le stesse difficoltà. E lo devono fare pure con un altro problema che riguarda gli esseri umani: l’amore. Albus Severus Potter sarà alle prese con la sua prima cotta; proverà, infatti, una particolare simpatia per il nuovo personaggio della saga, Delphini Diggory, suscitando così qualche moto di gelosia nel suo migliore (quanto inaspettato) amico Scorpius Malfoy.

I giovani Potter e Malfoy formano infatti un duo, tra di loro si consolida una sincera e profonda amicizia agli antipodi del legame che intercorreva tra i genitori Harry e Draco.

Come ogni buona unione che si rispetti i due maghi si troveranno nelle più incredibili avventure che li sposteranno non solo in luoghi diversi, ma anche in vari spazi temporali. Vedranno mondi altri e conosceranno persone del passato e del futuro, capiranno come molta parte del destino sia legata al proprio libero arbitrio e alla capacità di una singola scelta di cambiare il fato.

«La GiraTempo comincia a vibrare e poi esplode in una tempesta di movimento. La scena si trasforma. I due ragazzi la guardano. Un’improvvisa ondata di luce. Un fragore assordante. E il tempo si ferma. Poi gira, ci pensa su, e comincia a svolgersi al contrario, all’inizio lentamente… E poi accelera».

Grazie a questo strumento, la GiraTempo, per tutta l’opera faremo continui salti temporali, avanti e indietro nella storia, ritroveremo personaggi cari che non fanno più parte del presente come Cedric Diggory e Severus Piton, ma anche figure meno amate come il terribile Lord Voldemort. La memoria dei fan viene messa alla prova nel ritrovare, e quindi richiamare alla memoria, situazioni e persone dei precedenti episodi, ma anche gratificata attraverso il ricordo di alcuni momenti salienti dell’opera.

Ascolteremo di nuovo il sibilo maligno del serpentese, quella lingua che solo pochi maghi sanno comprendere e parlare, tra cui Harry Potter e Lord Voldemort. Il povero Harry, dopo ben ventidue anni, tornerà a sentire il sibilo del signore oscuro e a provare dolore nella cicatrice.

«Dal fondo della stanza sibili in Serpentese per tutto il palco.
Sta arrivando. Sta arrivando.
Parole pronunciate da una voce inconfondibile. La voce di VOLDEMORT…
Haaarry Pooottttter…».

Cosa vorrà questa volta il signore delle tenebre? Il suo principale scopo è sempre stato quello di vendicarsi di quel bambino che a solo un anno e tre mesi di vita riuscì a sconfiggere un mago come Voldemort, grazie all’amore della mamma Lily e a salvare il mondo dal dominio dell’oscurità.

Riuscirà il temibile Tom Orvoloson Riddle a far del male a Harry Potter e ai suoi cari, tornando ad essere il dominatore del mondo magico o ancora una volta il trio Harry, Ron, Hermione insieme alle proprie famiglie riusciranno a sconfiggerlo a suon di Avada Kedavra e di Expecto Patronum?

Assolutamente degno dei precedenti sette libri.

Giorgia Legato

(www.excursus.org, anno VIII, n. 76, ottobre 2016)