Amorizzazioni – Suse Vetterlein

VetterleinAmorizzazionidi MARIA GERACE – Amorizzazioni  (Prefazione di Aldo Nove, Verbavolant Edizioni, pp. 232, €13,00) di Suse Vetterlein è una narrazione sperimentale. Divertente. È all’apparenza improbabile dal punto di vista della storia e del linguaggio. È pop come i riferimenti che fanno capolino tra le sue pagine: Heidi, Barbie, Frida Kahlo, AffixTween (Aphex Tween).

Sulle prime, ci si domanda: è solo una confezione patinata, un esercizio di stile? Surreale, illogico e strampalato. Al lettore attento appare chiaro che il nucleo del romanzo della tedesca Suse Vetterlein non è da ricercare in profondità; tutto si compie e si risolve in superficie, nella parola “impazzita”.

Alpo, un ex ridente paesello sugli Alpi, dove si dipana la vicenda narrata, è tormentato dal «galoppante anti-boom», una crisi senza precedenti, determinata dallo sciopero delle mucche che smettono di ruminare e di conseguenza di produrre latte. Ad esse si uniscono gli asini che decidono di protestare contro uno stato di cose che li riduce a semplici “mezzi da trasporto”. Perfino le ortiche smettono di urticare. Questo rigurgito di malcontento radicale – un misto tra noia e infelicità – si traduce inevitabilmente nella chiusura della Ciocchindustria, fiore all’occhiello e fonte di introiti per Alpo, e nel dilagare dell’indigenza e dell’austerità – chiaramente visibili nell’assottigliamento delle palpebre dei suoi abitanti. Ed ecco che, tutto d’un tratto, «niente bellissimo bello negli Alpi».

Sul piatto della storia una buona razione di critica sociale, condita con una massiccia dose di ironia richiamano alla mente alcuni aspetti trattati dal padre del romanzo dispotico, George Orwell, e il suo La fattoria degli animali. Così come di critica sociale si è occupato Orwell, anche Amorizzazioni si colloca nel medesimo solco ma lo fa alla maniera postmoderna, esagerando la realtà con elementi tipici del nostro tempo e colorandola quasi fosse un’attuale favola dell’assurdo. Il substrato ricreato da Vetterlein non lascia semplicemente intuire il soggetto – il nostro mondo – ma lo svela con piglio ironico nella parola “sfigurata”.

In Amorizzazioni, infatti, colpisce lo stile del linguaggio, ricco di forzature che ritroviamo già a partire dal titolo. È un romanzo che non rispetta le regole, che stranisce perché obbliga il lettore a ingerire un intruglio grammaticale estremamente postmoderno. Allo stesso modo, anche gli Alpi appaiono a colui che legge come un’evidente effrazione della Lingua. A proposito – precisa Aldo Nove nelle Prefazione al libro –, «il linguaggio di Suse non è comune, è più che comune, è iperpop». Un semplice gioco del refuso ricercato? Un tentativo di depistaggio? Affatto. In realtà, è proprio quel linguaggio che svela la contraddizione dell’epoca che viviamo, come fossimo noi stessi abitanti di Alpo. «È il nostro mondo. […] Cinico, surreale, dolcissimo. Troppo falso per non generare il sospetto che sia quello nostro, di tutti i giorni. Un mondo troppo. Troppo colorato. Troppo vivo. Oppure troppo poco. Troppo poco genuino. Come le nostre vite», scrive ancora Nove.

Talmente poco spontaneo che a riportarlo a una condizione primitiva e più verace proverà il missionario dello sviluppo John con la sua strategia back to the nature. Un sistema basato fondamentalmente sull’inautenticità di un ritorno alla natura, progettato a tavolino e malvisto dagli abitanti di Alpo che di nascosto continuano a utilizzare la tecnologia bandita dal predicatore-amministrativo.

La crisi di cui parla Vetterlein nella sua opera prima non investe solo l’economia, ma anche la sfera dei rapporti e dei sentimenti, imbrigliati nel vortice di questo ipermodernismo contraddittorio, all’interno del quale convergono tradizioni e innovazioni in maniera incoerente. Di questo, gli abitanti di Alpo ne sono consapevoli: «Ora ti dico ‘sta cosa sul dopomoderno. Il mondo è un ossimoro. La vicinanza tra low culture e high culture, tra fastfood e dieta macrobiotica […], tra omologazione e frammentazione […]. Tra società del divertimento e depressione […], tra eccesso e vuoto è onnipresente. Perciò il mondo è schizofrenico. […] Si parla anche di melting pot […]. E questo è talmente sovraccarico, eccessivamente carico, che alla fine si svuota da solo. Il grande vuoto eccessivo».

Anche la storia d’amore tra la protagonista Maidy, provetta suonatrice di campane di Alpo, e Max, l’italiano emigrato – che occupa prevalentemente la seconda parte del racconto –, rientra in questo stato di confusione e commistioni dei più disparati elementi. Il loro love-delirio viene travolto dal non-sense che pervade il romanzo, dal vuoto paradossale e artificiale di un vero, troppo vero tanto da sembrare falso. Tutto si risolve in superficie, tutto sta lì nella sua sfacciata evidenza: la realtà muta, inequivocabilmente e velocemente, al ritmo di un tempo impazzito – le campane suonate da Maidy in modo convulso e fuori dal tempo convenzionale ne offrono un chiaro esempio. La lingua fatica a tener testa a una realtà frenetica, tenta costantemente l’aggancio ma si ritrova sempre a rincorrere trasformazioni repentine. Un linguaggio che si fa sintetico e artificiale spingendosi verso confini inesplorati e surreali. Capita, infatti, che qualcuno si infuriosisce, che sia lecito parlare di più meglio. Anche la narrazione ne risente tanto da metterci di fronte a improbabili scenari: «api che cantano allegrissime», pecore che si spogliano del loro vello per fare l’amore, teorie soggettive di destronzamento.

Amorizzazioni ricorda da vicino le opere degli artisti del filone pop surrealista, dove grazia ed efferatezza si abbracciano, innocenza e malizia si strizzano l’occhio. Le contraddizioni si mescolano generando attriti visivi causati da uno smarrimento del significato. A ogni modo, il surrealismo delle ambientazioni crea sempre e comunque una corrispondenza con “il già visto”: in un colore acceso, in un gesto eccessivo, in un occhio dalle proporzioni esagerate è l’eccesso vuoto della nostra realtà che riconosciamo.

Maria Giusy Gerace

(www.excursus.org, anno VII, n. 72, ottobre-novembre 2015)