Italo Calvino, il narratore di mondi diversi

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di STEFANIA BOSCHINI – Scrittore, antifascista, avanguardista. Queste sono le fasi che hanno accompagnato Italo Calvino per tutta la sua vita. Personaggio illustre che ha dato un contributo notevole alla letteratura italiana, non solo come scrittore, ma anche come figura di “letterato-editore” presso Einaudi, scartando ed accettando numerosi testi. Alla sua morte uscì un articolo di giornale cui si lesse: «Chissà quanti libri non abbiamo letto a causa di Calvino», ma forse sarebbe giusto dire «Chissà quanti libri abbiamo letto grazie a lui».

Nonostante lo scrittore non venga menzionato al di fuori delle istituzioni scolastiche, non può non essere ricordato poiché la sua scrittura non ha eguali nel panorama italiano. I suoi racconti incantano; minuzioso nei dettagli, riesce a far sì che il lettore entri nel suo mondo.

Calvino nasce a Santiago de Las Vegas, Cuba, il 15 ottobre 1923, da genitori italiani. La famiglia ritorna in patria nel 1925, precisamente a Sanremo: «sono cresciuto in una cittadina che era piuttosto diversa dal resto dell’Italia. Sanremo a quel tempo era ancora popolata da vecchi inglesi, granduchi russi, gente eccentrica e cosmopolita». Nel ’41 si trasferisce a Torino per frequentare la Facoltà di Agraria, iniziando allo stesso tempo a scrivere racconti, poesie e testi teatrali. Il 1945 è l’anno dei cambiamenti, che spingono il futuro scrittore intraprendere nuove strade: abbandonando l’Agraria per iscriversi a Lettere, incontrando due figure di rilievo come Natalia Ginzburg e Cesare Pavese, aderendo al Pci ed iniziando a collaborare con il quotidiano l’Unità e con la rivista Il politecnico di Elio Vittorini.

Le correnti idealistiche dei genitori hanno dato un’impronta di notevole impatto, in quanto antimonarchici e anticlericali. Questo riscontro si vede, in particolare, nel momento in cui scoppia la lotta partigiana: Calvino si arruola nelle Brigate Garibaldi, in Liguria, e da questa esperienza trae il suo famoso libro Il sentiero dei nidi di ragno, a soli 23 anni.

La sua vita è stata costellata da molteplici eventi: ha collaborato con numerose riviste e quotidiani; ha viaggiato negli Stati Uniti, in Argentina, Spagna, Francia (dove si trasferirà con la moglie Esther Judith Singer);  ha creato canzoni o libretti per opere musicali d’avanguardia, come Allez-Hop dell’amico Luciano Berio, con cui scriverà anche La vera storia, rappresentata alla Scala di Milano nel 1982; lo si è visto accettare e rifiutare premi letterari (come il Premio “Viareggio” per Ti con zero); si è interessato al Gruppo ’63, corrente avanguardistica italiana con Umberto Eco a capofila; ha avviato la collana Centopagine, nei quali venivano pubblicati i classici europei della letteratura e scrittori minori italiani a cavallo tra ‘800 e ‘900 e chiaramente, in tutto ciò, non ha mai smesso di incantare i lettori con le sue opere.

italocalvinointroI suoi scritti sono uno diverso dall’altro, non c’è un segno particolare che lo distingue ed è proprio questo che lo rende unico, come sottolinea lui stesso «Ti prepari a riconoscere l’inconfondibile accento dell’autore. No. Non lo riconosci affatto. Ma, a pensarci bene, chi ha mai detto che questo autore ha un accento inconfondibile? Anzi, si sa che è un autore che cambia molto da libro a libro. E proprio in questi cambiamenti si riconosce che è lui».

I suoi interessi vanno a braccetto con i suoi testi, dal neorealismo alla semiologia con lo studio di Ronald Barthes e al gioco combinatorio, dagli interessi scientifici come la cosmologia all’amore verso la letteratura popolare. Nelle sue pagine si alternano realtà e sogno, ma anche sarcasmo e angoscia, il tutto con uno stile leggero, nuovo e raffinato.

È molto difficile riassumere in poche righe la creatività e il genio di questo amato scrittore, come anche è difficile scegliere quali opere menzionare poiché tutte sono memorabili. Si potrebbe parlare delle Città Invisibili, ma una descrizione non ne renderebbe giustizia; si potrebbe raccontare di Pin ne I sentieri di nidi di ragno, ma non si capirebbe il significato di essere osservatori; si potrebbero anche elencare le Fiabe Italiane, ma si perderebbe il mondo favolistico e fiabesco descritto da Calvino.

Si può però provare a dare un’idea di questo brillante autore con un estratto tratto da Perché leggere i Classici del 1991:

«Amo soprattutto Stendhal perché solo in lui tensione morale individuale, tensione storica, slancio della vita sono una cosa sola, lineare tensione romanzesca. Amo Puskin perché è limpidezza, ironia e serietà. Amo Hemingway, perché è matter of fact, understatement, volontà di felicità, tristezza. Amo Stevenson, perché pare che voli. Amo Cechov perché non va più in là di dove va. Amo Conrad perché naviga l’abisso e non ci affonda. Amo Tolstoj perché alle volte mi pare d’essere lì lì per capire come fa e invece niente. Amo Manzoni perché fino a poco fa l’odiavo. Amo Chesterton perché voleva essere il Voltaire cattolico e io volevo essere il Chesterton comunista. Amo Flaubert perché dopo di lui non si può più pensare di fare come lui. Amo Poe dello Scarabeo d’Oro. Amo Twain in Huckleberry Finn. Amo Kipling dei Libri della Giungla. Amo Nievo perché l’ho riletto tante volte divertendomi come la prima. Amo Jane Austen perché non la leggo mai ma sono contento che ci sia. Amo Gogol perché deforma con nettezza, cattiveria e misura. Amo Dostoevskij perché deforma con coerenza, furore e senza misura. Amo Balzac perché è visionario. Amo Kafka perché è realista. Amo Maupassant perché è superficiale. Amo la Mansfield perché è intelligente. Amo Fitzgerald perché è insoddisfatto. Amo Radiguet perché la giovinezza non torna più. Amo Svevo perché bisognerà pur invecchiare».

Italo Calvino ha fatto la storia, una parte della Storia della Letteratura Italiana.

Stefania Boschini

(www.excursus.org, anno VIII, n, 76, ottobre 2016)