Giancarlo Giannini si racconta a Bookcity Milano

di IVANA CARNEVALE – La terza edizione di Bookcity a Milano ha avuto un ottimo riscontro, a prova del «successo di un formato che è in continua evoluzione e che ogni anno diventa più ricco e più ampio» – ha confermato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –, facendo guadagnare alla città la nomina di “Città del Libro 2015”. Giancarlo Giannini

Tra gli ospiti più attesi e più seguiti, l’attore, doppiatore, regista, sceneggiatore, l’elettronico mancato (come si definisce lui stesso) Giancarlo Giannini. La stella del cinema s’è raccontata sotto le stelle del Planetario domenica 16 novembre, intrattenendo i presenti attraverso la narrazione di storie sorprendenti.

Attraverso aneddoti e momenti di vita vissuta, l’attore ha parlato di legami artistici, di incontri, del mestiere dell’attore, delle sue colleghe donne – da Vittorio Gassman, che l’ha scelto come confidente, a Luchino Visconti, da Dino Risi a Mariangela Melato, da Monica Vitti a Julia Roberts e tanti altri – della passione per la pellicola, della bellezza dei vecchi film come Il sorpasso.

Noi di Excursus c’eravamo, e sotto le stelle, attraverso le sue parole trascinanti, abbiamo rivisto il nostro cinema d’autore: la commedia all’italiana, le pellicole brillanti dai contenuti profondi e attuali, gli autori studiati e imitati, “grandi” che hanno fatto quei film che tutto il mondo ci ha invidiato. Un successo cinematografico ottenuto grazie all’attento lavoro di registi e sceneggiatori che hanno inventato un vero e proprio genere e alla presenza di un’intera generazione di straordinari interpreti che hanno saputo incarnare perfettamente gli italiani dell’epoca, con i vizi e le virtù, in una società contraddittoria in evoluzione.

Nato a La Spezia nel 1942, Giancarlo Giannini si trasferisce con la famiglia a Napoli, dove presto da elettronico diviene attore. È il momento in cui l’Italia trova la via originale e imprevista che farà scuola, in cui il regista diventa un divo al pari degli attori, il momento dei grandi del cinema, che diventano le persone a cui lui ha voluto bene, i suoi amici. A Roma debutta a teatro con Sogno di una notte di mezza estate e proprio sul palcoscenico raggiunge il primo successo con Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli. È presto un eccellente talento del cinema d’autore italiano e raggiunge persino la popolarità internazionale. Negli anni ’70 la sua carriera cinematografica si consolida – soprattutto con la collaborazione con Lina Wertmüller –, interpreta un’infinità di personaggi molto diversi tra loro e, per il brillante ruolo in Pasqualino Settebellezze del 1977, ha anche la nomination all’Oscar come miglior attore.

Giancarlo Giannini a Bookcity ha anche presentato il suo libro Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi) (Longanesi, pp. 288, € 16,40), accompagnato dal critico Antonio D’Orrico. L’attore parla del suo mondo, di quello che ha costruito con «la cura di un artigiano», e in cui ha fatto entrare pochissime persone.

Un mondo «fatto di cose semplici e di sogni. Fatto di cibo, di gusti italiani, di tradizioni. Fatto di giochi, di stimoli, di bambinate. Fatto di preghiera, di manualità, di ricerca del buono. Fatto di cura del dettaglio, di precisione maniacale, di racconti esasperanti. Fatto di studi sull’arte della recitazione». La ricetta della pasta col pesto gli permette di iniziare la sua autobiografia, diventa un racconto. Fare la pasta al pesto, nettare divino, dalla scelta degli ingredienti a ogni successiva fase, è come fare un numero di magia, «mentre la cucini apri la porta a nuove prospettive, infinite e sconfinate. Mentre la cucinavo ho fatto le pensate più grandi, più originali, mi sono venute idee bellissime, ho creato personaggi, ho costruito sceneggiature. Il tempo di preparazione della pasta al pesto permette di volare». In modo ‘teatrale’ e con abbondanza di dettagli, scrive così di sé “the king of pesto”. «La pasta al pesto è un piatto povero, fatto di poche cose. Semplice. Sano. È un’enorme metafora di come intendo io le cose. Per la storia che porta con sé. Per la vita che c’è dentro. Per la calma con cui viene cucinato. Per la pazienza che ci vuole per prepararlo bene. Per la gentilezza che propone al palato. Per l’assoluta sintonia di tutti gli ingredienti. Cucinare è come recitare. Se non ci metti la testa, se non sei presente a te stesso, non viene bene. E io sono uno che si applica, tutto qui».

L’attore è dirompente, brillante e attento, al tempo stesso ironico e spiritoso. Per lui recitare è un gioco, l’attore è lo spazio bianco tra una riga e l’altra di una poesia, quello spazio lascia la possibilità di fantasticare e pensare al sottotesto. Non si entra nei personaggi, si raccontano, si rappresentano, chi entra nel personaggio è il pubblico, è il pubblico che ride o piange. È un uomo dalla creatività unica e incessante.

Giancarlo Giannini non ha smesso di stupirci: è stato un incontro che ha permesso la conoscenza del grande attore, che fa parte di un mito che vive ancora oggi, di una consonanza irripetibile tra il cinema e l’Italia, delle opere universali che adesso ci mancano. Un incontro che fa nascere la voglia matta di riscoprire il nostro cinema. Riprendo una citazione cinematografica celebre per aggiungere che lui “è sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo”.

Ivana Carnevale

Per un racconto dell’esperienza di BookCity Milano edizione 2013, leggi Jane Austen protagonista a Bookcity Milano 2013, di Ivana Carnevale.

(www.excursus.org, anno VI, n. 65, dicembre 2014)