Felix Kersten. Il medico di Himmler – Domenico Vecchoni

di ELENA ZANETTI – È la notte tra il 20 e 21 aprile 1945: in una villa poco lontana da una Berlino allo stremo, praticamente rasa al suolo da mesi di bombardamenti a tappeto, è in corso il più sorprendente incontro della Seconda Guerra Mondiale. Heinrich Himmler, il temutissimo Ministro dell’Interno del Terzo Reich, incontra lo svedese Norbert Masur, delegato del Congresso Ebraico Mondiale. Ideatore e promotore di questo inusuale colloquio è Felix Kersten, finlandese e medico personale di Himmler.

Oggetto della riunione è la ratifica di un accordo chiamato Contratto in nome dell’umanità, che prevede quattro semplici ma inimmaginabili clausole: i campi di concentramento non saranno distrutti in caso di sconfitta tedesca alla fine della guerra (come invece prevedeva un ordine diretto di Hitler), non sarà più giustiziato nessun ebreo, la Svezia avrà la possibilità di inviare pacchi individuali ai prigionieri, potranno essere liberati tutti quei prigionieri, ebrei e non, a cui verranno garantiti il trasporto e l’accoglienza in un altro stato. La Croce Rossa Svedese provvederà nei giorni successivi a mettere a disposizione centocinquanta autobus che porteranno in salvo migliaia di internati. «Il dottor Felix Kersten, in quella notte stellata di primavera, si sente particolarmente soddisfatto. È riuscito nel suo nobile intento di strappare alla morte quante più persone possibile. D’altra parte quello non è il suo primo intervento di salvataggio. Ne ha patrocinati altri presso Himmler e quasi sempre con successo».

Domenico Vecchioni, con il suo libro Felix Kersten. Il medico di Heinrich Himmler (una storia straordinaria) (Greco&Greco, pp. 174, € 12,00), ci racconta, appunto, la storia di una vita coraggiosa e straordinaria. Felix Kersten nasce in Estonia nel 1898 da una coppia di origini tedesche. L’agiatezza della sua famiglia gli permette di studiare prima agronomia, per volere del padre, e dopo medicina, specializzandosi in fisioterapia e massaggio scientifico finlandese. Felix mette così a frutto un dono ereditato dalla madre: la capacità di guarire dolori reumatici e dolori d’intestino attraverso semplici massaggi. Completa la sua formazione con il maestro Ko, medico cinese che gli trasmette tutti gli insegnamenti della antichissima tradizione orientale.

L’incontro con il Capo Supremo delle Ss, a cui egli ha sempre cercato di sottrarsi, avviene attraverso la facoltosa clientela di Felix Kersten il 10 marzo 1939. Himmler soffre da anni di dolentissime fitte al ventre che, con il passare degli anni, sono diventate quasi invalidanti: l’abilità del medico finlandese cura immediatamente i dolori. In breve tempo il Reichsführer diventa fisicamente e psicologicamente dipendente dalle mani del suo Budda magico, soprannome che egli stesso dà a Felix Kersten. Sotto le sapienti manipolazioni del fisioterapista, i dolori scompaiono, fino a far scorgere un Himmler diverso da quello conosciuto come il burocrate dello sterminio: normalmente nervoso, chiuso e riservato, si rivela invece disteso, cordiale e persino indiscreto, confidando al dottore segreti di Stato che Felix Kersten riesce a usare a vantaggio della causa umanitaria che porta avanti segretamente con molta destrezza.

Facendo sapientemente leva sulla fragile psiche di Himmler e sull’effetto benefico delle sue cure, Kersten riesce a portare a termine decine di salvataggi di persone di varie nazionalità europee, rinchiuse nei campi di concentramento o condannate a morte; in tal modo arriva a modificare sostanzialmente il corso della Storia, come quando contribuì a dissuadere Himmler dal dare inizio alla migrazione forzata di massa degli olandesi verso i territori dell’Est Europa.

Le intercessioni presso il Capo Supremo delle Ss diventano sempre più frequenti e azzardate fino a culminare con la stipulazione del Contratto in nome dell’umanità; firmato soprattutto per cercare di migliorare la sua posizione di fronte agli Alleati nel caso di una mediazione postbellica.

Come mai Felix Kersten, proposto diverse volte dal popolo olandese per il Nobel per la Pace e non insignito del titolo Giusto tra le Nazioni a causa della mancanza di testimoni diretti tra gli ebrei salvati con le sue imprese, fu generalmente tralasciato e sminuito dalla storiografia? Cosa lo spinse a rischiare la propria vita per salvare migliaia di condannati a morte? L’opera di Vecchioni risponde a questi e ad altri quesiti.

Gli aspetti maggiormente positivi del libro risiedono nel rendere nota al pubblico la storia di una vita coraggiosa rimasta sconosciuta per decenni, raccontare caratteri dei protagonisti di quel periodo storico che spesso si ignorano e ridonare giustizia a questa vita valorosa di cui parami ne rimane solo un ricordo.

Elena Zanetti

(www.excursus.org, anno VI, n. 65, dicembre 2014)